Qual è la storia dietro la scelta dei nomi dei papi?
Perché un pontefice decide di cambiare nome,
da quando origina questa usanza come fa a scegliere il nome?
E la numerazione è sempre stata progressiva?
Con la recente elevazione al soglio pontificio di papa Francesco,
a seguito delle dimissioni di papa Benedetto XVI,
ecco che la curiosità intorno ai nomi papali
è andata progressivamente aumentando.
Anche perché in passato ci sono stati dei nomi veramente bizzarri.
Ma andiamo con ordine
Viene definito nome pontificale
il nome che il papa appena eletto
decide di assumere quando accetta
la scelta dei cardinali elettori durante il Conclave.
E’ il cardinale protodiacono
ad annunciare al mondo il nome del nuovo papa.
Tuttavia dobbiamo considerare
che la scelta di cambiare il nome
durante il pontificato è un’usanza
che non risale alle origini dei papi,
ma piuttosto a una precisa scelta
di uniformare la nomenclatura.
Val la pena poi di ricordare come i nomi dei papi
cambino a seconda della lingua:
un papa che si chiama Giovanni in italiano,
diventerà Ioannes in latino,
Jean in francese,
John in inglese e via dicendo.
Per quanto riguarda i primi papi,
di loro si sa pochissimo,
non ci sono notizie certe,
ma pare verosimile che utilizzassero
il loro nome di battesimo come nome per il papato.
Però si tratta di supposizioni:
tecnicamente anche l’apostolo Pietro
in origine si chiamava Simone figlio di Giona
prima che Gesù decidesse di dargli un nome nuovo.
Se poi ci fate caso,
i nomi dei primi papi erano quasi tutti latini o greci,
anche se i pontefici erano di origine greca,
latina, giudea, africana o del Medio Oriente.
Il primo caso di cambio del nome di un papa
è documentato nel 533 quando Mercurio,
a causa del suo nome troppo pagano,
decise di modificarlo in Giovanni II.
Però come fa il papa a scegliere il nome nuovo?
Ci sono delle linee guida?
In realtà no,
sta alla sensibilità di ognuno scegliere il nome
che ritiene più opportuno.
C’è chi vuole rendere omaggio a un santo,
altri che preferiscono onorare
la memoria di un predecessore,
altri ancora che omaggiano il cardinale
che li ha sostenuti e via dicendo.
Per esempio Gerberto di Aurillac,
diventato papa nell’anno 1000,
scelse il nome Silvestro II per omaggiare San Silvestro,
un papa sotto Costantino I
che riconobbe il Cristianesimo
come religione imperiale.
Questo è il caso di un papa
che decide di rendere omaggio
a un illustre predecessore.
Per quanto riguarda la numerazione,
all’inizio ovviamente non vi fu questo problema,
c’erano parecchi nomi fra cui scegliere.
Il primo guaio arrivò con Pelagio II:
con lui si decise che per distinguere due papi
col medesimo nome o, peggio,
con lo stesso nome e di due pontificati consecutivi,
ecco che venne aggiunta la parola junior al secondo.
Però arrivarono tre papi consecutivi:
si aggiunse la parola secundus junior.
Ma ci si rese ben presto conto
che non si poteva continuare così,
quindi da papa Gregorio III
si decise di aggiungere un numero al nome del papa,
fatto che diventò regola dal X secolo in poi.
+Anche se a dire il vero con la storia degli antipapi
qualche piccolo errore venne commesso ogni tanto.
Intanto dobbiamo dire che questa regola
che oggi con papa Francesco
non è stata rispettata in quanto
è stato ribadito che lui non sarà papa Francesco I
come riportato da molti giornali,
ma solo papa Francesco.
Fondamentalmente ogni papa può scegliere il nome
che più gli aggrada,
anche se di norma si sceglie uno già esistente.
Tranne papa Francesco,
lui è il primo a portare questo nome,
quasi a significare il vento di cambiamento
che sta per investire il Vaticano,
finalmente guidato da unGesuita.
Rimanendo sempre nell’ambito dei papati recenti,
quando venne eletto Karol Wojtyla,
avrebbe voluto essere chiamato Stanislao I,
per omaggiare il santo patrono della Polonia,
ma i cardinali glielo sconsigliarono
perché era un nome inedito.
Probabilmente con papa Francesco
non l’hanno spuntata.
Anche Albino Luciani avrebbe voluto chiamarsi Pio XIII
e no Giovanni Paolo I,
tuttavia rinunciò all’idea
per paura di essere strumentalizzato e
optò per Giovanni Paolo,
in memoria dei suoi due predecessori.
Se guardiamo Angelo Giuseppe Roncalli
scelse il nome Giovanni XXIII
per motivi affettivi e religiosi:
Giovanni era il nome del padre,
della chiesa del suo battesimo e
anche di San Giovanni Battista.
Ma qual è il nome pontificio più gettonato?
In primis abbiamo Giovanni:
ben 21 papi si sono chiamati così,
seguito da Gregorio (16),
Benedetto (15),
Clemente (14),
Innocenzo e Leone a pari merito (13)
e Pio (12).
Nella scelta dei nomi,
se questi ci possono apparire abbastanza normali,
non possiamo non ricordare
alcuni dei nomi più curiosi scelti dai papi:
Formoso, Sisinnio, Agatone, Ormisda,
Siricio, Eutichiano, Aniceto,
Telesforo, Agapito,
tanto per citarne qualcuno.
Ovviamente si tratta dei papi dei primi secoli,
dubito che al giorno d’oggi
qualcuno sceglierebbe dei nomi simili.
Papa Benedetto XVI si dimette dal pontificato.
Il 28 febbraio 2013 terminerà ufficialmente
il papato di Papa Ratzinger,
anche se in realtà sin dal 20 febbraio
il mondo rimarrà senza papa.
La notizia è arrivata come un
‘fulmine a ciel sereno’,
queste le testuali parole del cardinale Angelo Sodano.
Nessuno se lo aspettava,
né in Vaticano né nel mondo politico.
Eppure Papa Ratzinger
non è certo stato il primo a rinunciare al suo incarico,
ci sono stati altri pontefici
che nel corso della storia hanno rassegnato
le loro dimissioni.
E’ lo stesso Codice di Diritto Canonico nel Libro II
‘Il popolo di Dio’,
parte seconda
‘La suprema autorità della Chiesa’,
capitolo I ‘ll Romano Pontefice e il Collegio dei Vescovi’
a stabilire la possibilità per il papa di rinunciare
all’ufficio di Romano Pontefice.
Ecco il brano esatto:
‘Can. 332 – §2.
Nel caso che il Romano Pontefice
rinunci al suo ufficio,
si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta
liberamente e che venga debitamente manifestata,
non si richiede invece che qualcuno la accetti’.
E nel corso della storia,
sorprendentemente,
ci sono stati diversi casi di rinuncia
al pontificato anche se,
a dire il vero,
accadeva più frequentemente nei tempi più antichi.
E’ il caso per esempio di San Clemente I
(92-99 dC)
che venne arrestato per ordine di Nerva
e decise di abdicare dal Sommo Pontificato,
indicando come suo successore Evaristo
(99-105 dC)
in modo che la Chiesa non rimanesse senza una guida.
Arriviamo alla prima metà del III secolo,
Ponziano
(21 luglio 230 – 28 settembre 235)
seguì l’esempio di Clemente I,
rinunciando prima di finire in esilio in Sardegna,
al suo posto subentrò Antero
(21 novembre 235 – 3 gennaio 236).
Passiamo poi a Silverio
(8 giugno 536 – marzo 537),
deposto da Belisario,
mentre era in punto di morte
rinunciò al soglio pontificio in favore di Vigilio
(29 marzo 537 – 7 giugno 555)
che, in realtà,
fino ad allora era stato considerato un usurpatore.
Ci sono poi stati alcuni casi decisamente più difficili,
in cui non si sa ancora bene se sia stata una rinuncia
o persino una rinuncia tacita,
come nel caso di Martino
(luglio 649 – 16 settembre 655).
Precedente strano è quello di Benedetto IX
(1 gennaio 1033 – 13 gennaio 1045),
il nome non porta fortuna a quanto pare,
che viene prima deposto per far spazio a Silvestro III
(20 gennaio 1045 – 10 marzo 1045),
poi torna in carica e la rivende a Gregorio VI
(5 maggio 1045 – 20 dicembre 1046)
il quale viene però accusato di simonia
ed è costretto a rinunciare
dopo aver pubblicamente ammesso la sua colpa.
Di sicuro il caso più famoso di rinuncia al ruolo di Papa
è stato quello di Celestino V
(29 agosto 1294 – 13 dicembre 1294),
passato alla storia come
‘il Papa del gran rifiuto’,
che portò successivamente all’elezione di Bonifacio VIII
(23 gennaio 1295 -11 ottobre 1303).
Lo ricordiamo perché Dante Alighieri
nella Divina Commedia mette Celestino V
nell’antinferno degli ignavi.
Celestino prima di abdicare
si consultò con il cardinale Benedetto Caetani,
si fece dare la conferma dal concistoro dei cardinali
che l’abdicazione era possibile e il 10 dicembre 1294
emanò una costituzione sull’abdicazione del papa,
confermò le decisioni del Conclave
anche in caso di rinuncia e
dopo tre giorni abdicò lui stesso.
Andiamo nel 1415,
qui troviamo Gregorio XII
(19 dicembre 1406 – 4 luglio 1415)
che venne eletto papa nel difficile periodo dello Scisma
d’Occidente a Roma:
dopo anni di lotte e contese,
decise di sottostare ai decreti emessi dai padri conciliari
durante il Concilio di Costanza.
Questi in pratica intimavano al papa e
all’antipapa Giovanni XXIII
di abdicare se non riuscivano a trovare un accordo.
Benedetto XIII si rifiutò,
Giovanni XXIII fuggì,
ma venne ripreso e deposto in Concilio,
Gregorio XII acconsente ad abdicare:
peccato che all’abdicazione
non seguì una nuova elezione,
questa avvenne solo due anni dopo
alla morte di Gregorio,
quando finalmente venne eletto Martino V
(21 novembre 1417 -20 febbraio 1431).
Dal punto di vista giuridico,
la rinuncia all’ufficio di Romano Pontefice
viene normalmente considerato
come un caso di dimissioni,
anche se in realtà la rinuncia
dovrebbe essere considerata più giustamente
come un’abdicazione.
Facendo le pulci,
l’abdicazione è l’abbandono con designazione
del successore,
mentre le dimissioni
corrispondono alla semplice rinuncia.
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